News

EPERC-AISBL: che cos’è e a cosa serve

Siamo  ormai  abituati  a  usare  nel  linguaggio  corrente  le  sigle  più  disparate:  con  particolare riferimento  al  piccolo  mondo  degli  apparecchi  a  pressione, sappiamo  tutti  che  PED   sta  per Pressure Equipment Directive, la direttiva “Attrezzature in Pressione”; che le norme ASME sono fatte dall’American Society of Mechanical Engineers; che le Raccomandazioni CTI sono quelle  del  Comitato  Termotecnico Italiano:  ma  il  nome  EPERC,  con  l’ulteriore  aggiunta  di AISBL, veramente dice assai poco, fatta eccezione per coloro che nel lontano 1995 (quasi 20 anni fa) assistettero alla sua nascita, al suo sviluppo e poi al suo lento declino. Veramente nel 1995 si parlava  soltanto  di  EPERC:  European  Pressure  Equipment  Research  Council,  creato  sul modello dell’equivalente organismo statunitense PVRC (Pressure Vessel Research Council) e dell’organismo giapponese JPVRC (Japan Pressure Vessel Research Council).

La  sua  nascita  fu  promossa  dalla  Commissione  europea,  conscia,  a  quel  tempo,  dei  numerosi problemi legati alle attrezzature in pressione che, soprattutto alla luce della nascita della Direttiva PED (entrata poi in vigore nel 1999 in via provvisoria e nel 2002 in via definitiva), la normativa fino allora esistente doveva ancora risolvere: un metodo più moderno per il calcolo della tenuta delle guarnizioni e, più in generale, per il calcolo degli accoppiamenti flangiati; una revisione completa dei metodi per il calcolo a fatica, resa necessaria dal progresso che, grazie ai computers sempre più veloci, rende ora possibile dettagliatissime analisi di sollecitazioni, su strutture anche assai complesse, in presenza di carichi variabili ciclicamente; un ripensamento generale dei calcoli nel campo delle alte temperature (il cosiddetto regime di “scorrimento viscoso”, “creep” in Inglese), che permettesse inoltre di trattare meglio dal punto di vista teorico tutti i problemi legati al cosiddetto “fitness for service”, letteralmente “attitudine all’esercizio”, o in parole più povere: come   si   fa   a   verificare   che   un   apparecchio  che   ha   lavorato   una   quarantina   d’anni   può tranquillamente operare per un ulteriore periodo di tempo senza correre il rischio di esplosioni catastrofiche o comunque di danneggiamenti importanti.

Se  pensate  che  ancora  oggi  la  maggior  parte  degli  standard  di  progettazione  di  apparecchi  a pressione  fanno  riferimento  a  metodi di calcolo vecchi di oltre 60  anni (tipico  esempio:  il metodo Taylor Forge per il calcolo delle flange, adottato per la prima volta dal codice ASME VIII divisione 1 e poi scrupolosamente  copiato  dall’ex  BS  5500  –  ora  PD  5500  –  inglese,  dal  CODAP francese, dalla VSR italiana, per non parlare dell’EN 13445.3, che almeno ha proposto un metodo alternativo più moderno), vi renderete conto che la ricerca, sia teorica che  sperimentale, è la chiave di volta per una standardizzazione veramente innovativa: con ciò proseguendo in un lento cammino iniziato dopo la seconda guerra mondiale, che ha portato ad un graduale e continuo affinamento della  normativa,  accompagnato  da  un  sempre  maggior  utilizzo  dei  controlli  non distruttivi, nel costante tentativo di far  diminuire il peso,  e quindi il costo, degli apparecchi a pressione.

In  sostanza  qual  era  lo  scopo sociale dell’EPERC, uguale  del  resto  a  quello  del  PVRC  e  del JPVRC? Quello appunto di promuovere progetti di ricerca nel campo degli apparecchi a pressione, finalizzati non solo al miglioramento della normativa di progettazione, ma anche al miglioramento dei materiali e dei procedimenti di costruzione, in particolar modo di quelli relativi alla saldatura; tutto ciò sfruttando i fondi per  la ricerca messi a  disposizione dalla Commissione Europea, e  promuovendo  le  associazioni tra   aziende, istituti  universitari, istituti  di ricerca ed  organismi di controllo  di  paesi  diversi.  La  vecchia  EPERC, alla  quale intorno al 2004 erano associati più di 300 tra professionisti e organizzazioni, poteva sopravvivere grazie alla fornitura a titolo gratuito da parte della Commissione Europea del Servizio di segreteria, espletato dal cosiddetto “Operating Agent”, che all’inizio era il JRC (Joint Research Center) di Petten, in Olanda. I guai cominciarono quando venne a mancare questo supporto da parte della Commissione, che costrinse i soci EPERC ad un ripensamento della struttura del loro organismo: fu cioè deciso di trasformare l’EPERC (sempre sul modello americano e giapponese) da associazione  di  fatto  ad  associazione  di  diritto,  anzi, ad  AISBL=”Association Internationale sans  But  Lucratif”. Questa decisione fu presa intorno al 2007, ma ci vollero poi più di tre anni perché l’Operating Agent di turno (tralasciamo nomi e indirizzi per carità di patria) fosse in grado di costituire, in presenza di un notaio belga, la nuova EPERC-AISBL; peccato che, nel frattempo, ogni attività dell’EPERC sia stata interrotta, e che sia comunque mancata, da parte dell’Operating Agent qualunque forma di promozione. Purtroppo nel nostro piccolo mondo fatto di virole, di bocchelli e di piastre tubiere è abbastanza facile trovare professionisti disposti a farsi ogni tanto una bella chiacchierata sui sacri principi che governano la professione, ma non è altrettanto facile trovare organizzazioni disponibili a scucire le sia pur moderate quote associative stabilite in partenza, nonostante la prospettiva di ricavarne un vantaggio nel medio termine. Peraltro la crisi mondiale, iniziata proprio in quegli anni, non  è stata certo di aiuto, sicché quando si arrivò al momento di portare al notaio l’elenco dei membri della nuova EPERC, non rimasero sul tappeto che una diecina di nomi. Sono passati quasi altri tre anni prima di poter mettere insieme un’Assemblea Generale, tenutasi a Milano lo scorso 3 aprile, nel cui ordine del giorno figurava, dopo l’approvazione del bilancio, lo scioglimento dell’EPERC-AISBL. Mi sono fatto in quattro per convincere  i  soci  presenti  che  sciogliere l’Associazione,  dopo  tutta  la  fatica  che  era  costata costituirla, si poteva definire allo stesso modo in cui Paolo Villaggio, in una sua celebre battuta, aveva definito il film “la corazzata Potiomkin”, alla cui visione il bieco direttore costringeva periodicamente tutti gli impiegati dell’ufficio; e per fortuna sono stato adeguatamente supportato dagli altri soci italiani (soprattutto INAIL e Istituto Italiano della Saldatura): abbiamo ora un nuovo presidente (il sig. John Wintle del TWI, il Welding Institute britannico) e un nuovo Operating Agent (la società belga LVDV) che ci ha assicurato, almeno per i prossimi 3 mesi, la continuità  della Segreteria:  ma  è  urgente iniziare  un’azione promozionale, in  Italia  ed  in Europa, per recuperare i vecchi soci della prima EPERC, ricostituendo le vecchie Task Forces che in passato avevano prodotto una serie di documenti tecnici (i “bollettini”) sulla professione e dato  il  via  a  progetti di ricerca di non trascurabile spessore (ricordo  tra  tutti  il  progetto “Design by Analysis”, volto ad illustrare numerosi esempi di progettazione mediante calcoli FEM, il progetto “ENVELOPS”,  volto  alla  validazione  dei  nuovi  metodi  di  progettazione  contenuti  nella norma armonizzata EN 13445.3 e il progetto PERL per la determinazione dei parametri da usare nel calcolo delle guarnizioni).

Non   appena   avremo   organizzato   la   prima   riunione   del   nuovo   “Board of Directors”  non mancheremo di informare tutte le aziende potenzialmente interessate a entrare in questo club, che, come tutti speriamo, dovrà diventare il fiore all’occhiello della Caldareria europea e soprattutto  di  quella  italiana,  nel momento  che  la  Commissione  sta  lanciando  il  nuovo programma di ricerca europea Horizon 2020, rivolto soprattutto alle Piccole e Medie Imprese che intendano formare joint ventures finalizzate a specifici progetti di ricerca.

Fernando Lidonnici

Consigliere e Vice presidente di EPERC-AISBL