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Il Punto sulla legislazione

Da più parti mi arrivano richieste di proseguire la mia favola per i più piccini, con la quale cercavo di  buttare  in  ridere  la  situazione,  tipicamente  italiana, venutasi a creare in conseguenza dell’entrata in vigore del DM 329/04 relativo alle verifiche periodiche sulle attrezzature a pressione, e sulla serie di provvedimenti intervenuti successivamente, per cercare di chiarire e di spiegare quello che in realtà non si aveva nessuna intenzione di chiarire e di spiegare; e ciò per il semplice motivo che i vari Ministeri competenti (competenti nel senso che ad essi avrebbero dovuto competere i chiarimenti suddetti) non erano affatto d’accordo sull’interpretazione delle disposizioni che essi stessi avevano impartito: disposizioni sin dal principio volutamente oscure, in maniera che ciascuno potesse poi interpretarle secondo le sue personali inclinazioni e secondo la sua personale convenienza.

Ci sarebbe molto da dire e da scrivere su questo aspetto del nostro carattere nazionale, così lontano dal pragmatismo di altri paesi più avanzati e così incline alla ricerca a tutti i costi di un compromesso che alla fine non accontenta nessuno: gli altri fanno poche leggi chiare e semplici per facilitare la vita ai cittadini, noi invece ne facciamo tante, cavillose e complicate, per facilitare la vita ad una burocrazia elefantiaca e parassitaria, in cui ogni centro di potere lavora principalmente per mantenere se stesso, prelevando sempre e comunque i soldi dalle nostre tasche.

Ad ogni modo lo stato dell’arte sulle verifiche di esercizio, salvo ripensamenti sempre possibili, è il seguente: chi vuole la verifica di un componente in pressione faccia pure domanda all’ex- ISPESL (ora confluito nell’INAIL) o alle ASL, indicando nella domanda qual è l’ente privato a cui desidera rivolgersi nel caso di impossibilità degli enti pubblici di intervenire nel termine di 60 giorni (prima verifica) o di 30 giorni (verifiche successive); l’ente privato va scelto in una lista di soggetti che  dovranno essere qualificati dalle pubbliche autorità secondo le modalità fissate in un apposito decreto. In mancanza di risposta nei termini suddetti, l’utente ha diritto di rivolgersi all’organismo privato prescelto (previo pagamento di un’opportuna tangente all’ente pubblico che, pur non potendo intervenire, ha pur sempre il diritto di campare).

A questo punto a voi la scelta: possiamo buttarla in ridere continuando con la favola dei topini di Topolandia che per la verifica delle Trappole a Molla devono rivolgersi all’ISPEST (Istituto Superiore per la Sicurezza dei Topi), oggi confluito nell’INTOPIL (Istituto Nazionale Topolandese per le Polizze Infortuni sul Lavoro), oppure alle ASPR (Aziende Sanitarie per la Protezione dei Ratti) e alle CETRA (Convenzioni di Esperti Topi Regionali in servizio Antitrappola). Potremmo dire, ad esempio, che grazie alle ferme posizioni assunte dall’associazione SPIRITO (Società Per Il Riconoscimento degli Interessi dei Topi, storicamente sempre pronta a calarsi i pantaloni davanti alle superiori autorità) i poveri topini sono almeno riusciti ad ottenere che, in quelle contrade di Topolandia (come la Topadania) dove è maggiore la concentrazione delle industrie e minore quella dei Topoimpiegati pubblici si è riusciti a far finta di privatizzare il sistema di controllo sulle Trappole a Molla, con grande gioia del ministro Topo Giulio Trecolli, che potrà raggranellare qualche soldino per dimostrare  alla  Commissione  UUAI  (Unione  Universale Animali Intelligenti) che se Topolandia non raggiungerà il pareggio di bilancio nel 2014, lo avrà tuttavia sicuramente raggiunto nel 2044.

Oppure possiamo arrabbiarci, come si usa nei paesi seri, dove i cittadini non possono essere trattati come sudditi, o quanto meno come imbecilli, come avviene, ad esempio, quando da un lato ci raccontano di voler tutelare la nostra privacy, mentre dall’altro ci riducono a non poter più parlare per telefono senza il rischio di vederci indagati di reato con nome e cognome sui massimi organi di stampa nazionali per aver espresso opinioni negative su Tizio o su Caio, o perché la moglie ci ha raccontato che l’idraulico Sempronio, quello con la faccia da mafioso, vorrebbe essere pagato in contanti e senza fattura.

Fernando Lidonnici