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Nuove modalità di lavoro per la redazione, l’approvazione e la pubblicazione degli Amendments della EN 13445 (apparecchi a pressione non soggetti alla fiamma) e della EN 13480 (tubazioni)

Sono oramai più di 30 anni che ho l’onore di essere il presidente (pardon! Volevo dire il coordinatore) del Gruppo di Lavoro 53 del comitato tecnico 54 del CEN, che ha in carico il più importante di tutti gli standard armonizzati della Direttiva PED: quello degli apparecchi a pressione non soggetti alla fiamma.

Quando, nel lontano 1990 (la direttiva PED era ancora in preparazione) la Commissione ha incaricato il CEN di redigere gli standard armonizzati della nuova direttiva, avevamo davanti una scelta non certo facile: potevamo copiare pedissequamente uno dei molti codici europei che si occupano dell’argomento (l’inglese BS 5500, il francese CODAP, la nostra VSR, le norme tedesche AD Merkblätter, l’olandese Stoomwezen, se vogliamo restare in Europa; senza dimenticare le norme ASME americane, sicuramente le più antiche del mondo); oppure potevamo creare qualcosa di completamente nuovo, fidandoci del fatto che nel nostro gruppo figuravano i migliori cervelli del piccolo (ma non troppo) mondo della caldareria europea.

La decisione di seguire questa seconda e sicuramente più difficile strada non fu presa a cuor leggero: ciò che ha giocato in maniera determinante è stata l’esistenza, nel nostro campo, di diverse scuole di pensiero: la più importante delle quali era in buona parte legata alle norme americane, che avevano in passato condizionato la nostra VSR, il francese CODAP, e, in misura minore, l’inglese BS 5500: norme, queste, che tendevano a privilegiare l’uso di spessori elevati; ma esisteva, ed era sicuramente vincente sul piano dei costi, anche una scuola tedesca, assai più moderna di quella americana, che, consentendo sollecitazioni ammissibili più elevate, basava la sicurezza degli apparecchi sul maggiore uso di controlli non distruttivi e di qualifiche più accurate sia per le saldature che per tutte le altre operazioni (formatura, trattamento termico, ecc.).

La sintesi di queste diverse scuole di pensiero non è stata affatto facile: a ciò si aggiunga il fatto che la vastità dell’argomento rendeva praticamente impossibile affidare tutto il lavoro ad un unico gruppo di esperti: pertanto i diversi capitoli e annessi della parte 3 sono stati affidati a singoli esperti di diverse nazionalità, sicuramente molto versati nel loro campo, ma non sempre altrettanto versati nell’uso della lingua inglese (che fu scelta da principio come unica lingua di lavoro) e neppure nel software di Bill Gates. Il risultato fu (e l’ultima versione 2021 della parte 3 della norma, “Progettazione e calcolo” è ancora lì a dimostrarlo) che è mancata un’impronta comune, sia nello stile del testo, sia nella presentazione degli argomenti, delle figure, delle equazioni e dei grafici; per giunta all’inizio fummo costretti a limitare il lavoro solo ad alcuni materiali (acciai e ghisa sferoidale) e a saltare importanti argomenti, come la progettazione nel campo delle alte temperature. Per giunta, proprio a causa della differenza nelle scuole di pensiero alla quale si erano formati i vari esperti, spesso ci trovavamo invischiati in discussioni interminabili (talvolta più filosofiche che tecniche): discussioni che però, se da un lato ci hanno fatto perdere mesi di tempo, dall’altro hanno costretto ognuno di noi ad approfondire tutti gli argomenti trattati: per cui posso sinceramente dire, senza tema di smentite, che ho imparato di più in questi ultimi trent’anni di vita professionale di quanto avessi mai imparato negli anni precedenti.

Pertanto, la prima edizione della parte 3 della norma (2002) era largamente incompleta: e si evidenziò dunque, fin dal principio, la necessità di continue messe a punto, che venivano fatte tramite l’emissione, a getto continuo, di successive modifiche (appunto gli amendments). Tra l’altro i difetti di cui sopra sono stati la prima (ma non l’unica) causa della difficoltà di questa norma ad affermarsi, visto che sul mercato c’erano comunque a disposizione altre norme che potevano garantire (in linea di massima) il rispetto dei principi essenziali di sicurezza della Direttiva PED (che, è bene ricordarlo, non obbliga mai all’uso di una norma dettagliata, ma si limita a richiedere che la norma usata dal costruttore sia conforme ai suddetti principi, garantendo però, almeno in teoria, alla norma armonizzata la cosiddetta “presunzione di conformità” alla Direttiva). C’era tuttavia un altro fattore che rendeva difficile l’affermazione della EN 13445: ossia l’errore commesso dai politici della Commissione (non è l’Italia la sola patria dei politici erranti), che contavano sulla scomparsa delle vecchie norme nazionali solo per il fatto che, in base alla costituzione del CEN (Comitato Europeo di Normazione), gli enti di standardizzazione nazionali sono obbligati a ritirare la norma nazionale corrispondente ogni volta che viene approvata una nuova EN: peccato che, in quasi tutti i paesi, le norme sugli apparecchi a pressione non venissero redatte dai suddetti organismi, bensì da altre entità: l’associazione dei costruttori (Francia), l’organismo nazionale di sorveglianza (Italia), il consorzio degli enti ispettivi (Germania). Persino in quei paesi (Regno Unito) dove era proprio l’ente di standardizzazione (BSI) a redigere il codice inglese, la mancanza di completezza della prima edizione della norma armonizzata permise al BSI di ottenere una deroga, con la semplice condizione di cambiare il nome del codice: non più BS 5500 (British Standard), bensì PD 5500 (Published Document). Col risultato che in pratica tutti quanti i codici di calcolo europei hanno continuato a modificarsi e ad evolversi, magari prendendo a modello le nuove idee che erano alla base della EN 13445, e spesso ad opera degli stessi esperti che, al TC54, lavoravano sulla EN 13445; cosicché alla fine, in ogni singolo paese, la vecchia norma nazionale è stata di fatto in grado di garantire la stessa presunzione di conformità alla Direttiva della norma armonizzata. A ciò si aggiunge il fatto che i fondi della Commissione sono stati ben presto tagliati (intorno al 2005), il che ha fatto dei suddetti esperti dei volontari che a mala pena riescono a portare a causa non dico una congrua retribuzione, ma in molti casi neppure le spese di viaggio e soggiorno per partecipare alle riunioni. Non citerò qui il caso dell’Italia, dove per qualche anno abbiamo vissuto con le cosiddette “Raccomandazioni per l’uso delle Raccolte ISPESL”, sino a che è intervenuto uno stop a questa prassi dall’UNI (molto preoccupato, al contrario di altri enti di standardizzazione già citati, che qualcuno ci potesse accusare di non rispettare i regolamenti del CEN): per cui le Raccomandazioni, redatte dal CTI (Comitato Termotecnico Italiano), sono state trasformate in una PdR (Prassi di Riferimento: UNI PdR 55:2019), che scadrà tra due anni: dopo i quali, a quanto è dato di capire, dovremo dire addio alle nostre vecchie care Raccolte ISPESL, per cercare di adattarci, in tutto e per tutto, all’uso della norma armonizzata (che forse, prima o poi, qualcuno dovrebbe prendersi la briga di tradurre in Italiano).

Se non altro, questa situazione è migliorata con il diffondersi dell’attuale pandemia da Covid 19, che ci ha costretto a sostituire le riunioni in presenza con riunioni telematiche, che ovviamente non comportano spese di viaggio e soggiorno, e quindi consentono la partecipazione alle riunioni di un maggior numero di esperti (beh, almeno qualche vantaggio il corona virus ce lo ha portato).

Qualcosa comunque sta cambiando: sotto la spinta dei grandi utenti e delle società di ingegneria, proprio grazie a questo continuo affinamento della norma che l’ha resa sempre più completa, si sta sempre di più generalizzando in Europa l’impiego della EN 13445: e ciò è quindi avvenuto proprio grazie all’emissione continua di modifiche e aggiornamenti, appunto i cosiddetti “amendments”. Sicuramente la parte 3 della norma è stata quella che ha generato il maggior numero di amendments: il che, ovviamente, ha causato confusione. In pratica, fino all’ultima edizione 2021, il sistema funzionava così: ogni nuovo amendment, una volta approvato, veniva pubblicato indipendentemente dal testo già esistente, per cui era immediatamente applicabile (peccato che questo bisognava saperlo, e non tutti lo sapevano). Bisognava poi aspettare la prossima issue della norma, che ogni anno consolidava nel testo tutti gli amendments emessi dopo la pubblicazione della issue precedente; ogni cinque anni veniva poi preparata una nuova edizione della norma.  Poiché poi ognuno degli enti di standardizzazione era solito indicare le nuove issue con l’anno in cui le stesse venivano pubblicate nel proprio paese (anno in molti casi posteriore a quello di pubblicazione da parte del CEN), ciò costituiva un ulteriore motivo di confusione. A ciò si aggiunge la notevole complicazione della procedura, valida sia per l’emissione di un nuovo standard che per quella di un amendment:

  • Il TC decide di aprire un Work Item (mediante votazione interna al TC).
  • Il WI può essere «preliminary» (3 anni di tempo per farlo diventare formale).
  • Entro 8 mesi Il draft di un Work Item formale viene redatto in Inglese nel TC o nei suoi gruppi (WG: è possibile chiedere un’estensione di altri 9 mesi).
  • Il draft approvato dal TC/WG viene tradotto nelle altre due lingue ufficiali del CEN (Francese e Tedesco).
  • Dopo la preparazione della traduzione viene lanciata la Public Enquiry (Inchiesta Pubblica) nella quale gli enti di standardizzazione membri del CEN  accettano o rifiutano la norma con un voto pesato (peso proporzionale al numero di abitanti) e si registrano gli eventuali commenti.
  • Ci sono 4 mesi di tempo per processare i commenti (commenti non accettati richiedono una giustificazione).
  • Sul documento modificato con i commenti accettati si lancia il Voto Formale (anche questo pesato). Si può evitare se nessun commento è stato accettato e l’esito della Public Enquiry è stato positivo.
  • Durante l’elaborazione dello standard scatta lo «Standstill Agreement» (Accordo di sospensione = nessun lavoro deve essere svolto a livello nazionale sull’argomento trattato dallo standard europeo in preparazione).
  • Una volta pubblicato lo standard EN approvato nel voto formale gli enti membri del CEN si impegnano a ritirare gli eventuali standard nazionali corrispondenti e quelli eventualmente in conflitto con lo stesso.

Ultimamente poi la Commissione, onde garantire la conformità di ogni norma armonizzata ai principi essenziali di sicurezza della Direttiva, ha preteso l’intervento di uno “HAS Consultant”, che è anche lui titolato a commentare le bozze del nuovo standard, o del nuovo amendment: il che ha ovviamente causato ulteriori ritardi.

Nel tentativo di semplificare e di accelerare la procedura, a partire dall’edizione 2021 della norma, il CEN ha inaugurato un nuovo metodo di lavoro. Come cercherò di dimostrare nel seguito, esistono tuttavia notevoli dubbi che il nuovo metodo di lavoro previsto dal CEN possa portare vantaggi rispetto alla situazione attuale, almeno per quanto riguarda la parte 3 (Progettazione e Calcolo) della EN 13445.

In pratica, secondo il nuovo metodo, Il TC54 è tenuto a limitare il numero di amendments a non più di uno all’anno per ciascuna parte della EN 13445, raggruppando in quell’unico amendment tutte le modifiche di tutti i capitoli di ciascuna parte: l’esperienza delle passate edizioni ha tuttavia dimostrato che ciò non è possibile in un gruppo di lavoro come il nostro WG53 che gestisce un argomento così vasto: il WG53 è infatti suddiviso in diversi sottogruppi: abbiamo un Sottogruppo “Design Criteria” (Criteri generali di progettazione), un Sottogruppo “Non Pressure Loads” (carichi diversi dalla pressione) e un Sottogruppo “Tubesheets” (piastre tubiere): inoltre, come già detto più sopra, in ogni sottogruppo sono presenti esperti incaricati di curare un solo capitolo, o addirittura di curare singole parti di uno stesso capitolo. Questi gruppi (e in particolare il SG “Design Criteria”), dovendo affrontare argomenti diversi, sono perciò costretti a lavorare in modo indipendente: raccogliere pertanto una volta all’anno in un unico amendment tutte le modifiche in gioco nei vari sottogruppi, provocherebbe praticamente l’arresto dei lavori, o quanto meno di alcuni di questi; a ciò si deve aggiungere il fatto che il capitolo 19 della parte 3 (Creep Design – progettazione nel campo dello scorrimento viscoso) è sotto la responsabilità di un altro gruppo di lavoro, il WG59, che si occupa appunto soltanto di questo argomento.

Inoltre, se si considera che, in passato, molte modifiche allo standard sono nate dai commenti degli utenti, non vedo come sia possibile, con la nuova procedura, procedere immediatamente alla correzione di quegli errori che non siano semplicemente errori di stampa, ma che nascano dalla necessità di fare urgentemente un aggiornamento tecnico non programmato: correzioni di questo tipo, con il nuovo sistema, rischiano di essere rimandate di anni. Si noti che questa mia idea non è affatto condivisa dai nostri organismi di standardizzazione di riferimento, che, al contrario, gradiscono molto questa nuova procedura: ovviamente per un ente di normalizzazione è molto meglio emettere un minor numero di amendments, programmati per giunta con frequenza annuale. Desidero semplicemente notare, a questo proposito, che la complicazione del lavoro sulla parte 3 che abbiamo sperimentato negli ultimi due anni, è dovuta principalmente alla necessità di trattare i commenti espressi dall’HAS Consultant sui diversi amendments in discussione: questo ha di fatto ritardato l’approvazione di molti di questi. Tanto per fare un esempio, si pensi alla deprecabile vicenda della presunta non conformità alla Direttiva dell’uso di sollecitazioni nominali di progetto più elevate per gli acciai inossidabili austenitici aventi un allungamento a rottura ≥ 35%, laddove la stessa direttiva recitava > 35% (maggiore, e non maggiore o uguale): questo dettaglio, (apparentemente) trascurabile, ha causato più di un anno di ritardo per la nuova edizione della norma, prevista nel 2019, e pubblicata solo a metà del 2021, proprio per la necessità di risolvere questo singolo commento: una battaglia che l’intero WG53 ha dovuto combattere per salvare la competitività dello standard, che, almeno nel caso degli acciai inossidabili austenitici, sarebbe stata irrimediabilmente compromessa, se si considera che il 35% è esattamente l’allungamento a rottura previsto nelle specifiche di molti acciai austenitici comunemente usati dall’industria: l’accettazione del commento avrebbe quindi causato un aumento di spessore (e quindi di peso) di tutti gli apparecchi in acciaio inossidabile austenitico, con la conseguenza aggiuntiva di rendere impossibile anche la modifica degli apparecchi progettati con l’edizione precedente della norma, i cui spessori, ove ricalcolati con la nuova edizione, sarebbero ora risultati insufficienti. Da notare che la battaglia non era contro il consulente della Commissione, che alla fine dei conti aveva fatto soltanto il suo dovere, ma contro la direzione del CEN, che aveva pensato bene di mettere in votazione tra i soci l’approvazione del commento e la conseguente modifica della norma, facendo sapere che la mancata accettazione dello stesso avrebbe comportato la perdita della presunzione di conformità alla Direttiva dell’intera norma: votazione che, sotto la scure di una simile minaccia, si era risolta a favore dello HAS Consultant. È stato soltanto grazie all’intervento del Desk Officer della Commissione, che alla fine ha accettato la presentazione di un documento che dimostrasse la sostanziale equivalenza, dal punto di vista della sicurezza, della formulazione prevista nella norma con quella prevista nella Direttiva, che siamo faticosamente riusciti a risolvere il problema.

Considerando questo sfortunato precedente, si può ora facilmente immaginare cosa accadrebbe al nostro singolo amendment annuale se si venisse a creare una simile situazione di stallo solo per uno dei vari argomenti concentrati d’ora in poi nello stesso amendment, da lanciare tutto insieme in un’unica inchiesta pubblica: in presenza della mancata risoluzione di un singolo commento, l’intero amendment verrebbe fermato, ritardando così anche la correzione degli altri argomenti, contenenti magari errori tecnici già riconosciuti o necessari chiarimenti e miglioramenti.

Va da sé che questa è solo una mia opinione personale: sarà solo l’esperienza dei primi anni di lavoro che potrà dirci se le mie preoccupazioni sono o no fondate. Per il momento, il risultato pratico di questa impostazione è stato che nell’ultima seduta del TC54 si è deciso di raggruppare in un unico documento tutti gli Amendments della parte 3, relativi alla precedente Edizione 2014, che avevano già superato l’inchiesta pubblica e la revisione dei commenti, e per i quali mancava unicamente il voto formale: fatto sta che ciò ha comportato di fatto l’impossibilità di includere gli stessi amendments nella prima Issue dell’Edizione 2021. Se pertanto verrà organizzato a breve scadenza il voto formale, e se ovviamente lo stesso si concluderà con esito positivo, questi amendments vedranno la luce quest’anno, con la seconda issue dell’Edizione 2021 (un bel record, se si considera che alcuni di questi erano in discussione sin dalla fine dell’ormai lontano 2017).

24 Gennaio 2022

Fernando Lidonnici

(Coordinatore del WG 53 /CEN TC54)